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Articolo del 21/04/2012

Intervento per il convegno "Famiglia: valore tradizionale e nuove frontiere del Diritto"

Intervento preparato per il Convengno "La famiglia: valore tradizionale e nuove frontiere del diritto" - Lecce,

Quando nel settembre 2001, partecipando ad un congresso internazionale di diritto canonico, alcuni relatori predissero che nel giro di un decennio alcuni dei capi di nullità che maggiormente avrebbero dovuto affrontare i Tribunali Ecclesiastici nel mondo, sarebbero stati quelli relativi alle incapacità psicologiche, in molti rimasero scettici.

 La previsione, invece, non solo si è avverata, ma rischia di sottolineare impietosamente uno spaccato difficile della società in cui viviamo.

Basti pensare a dei dati statistici che seppur sicuramente parziali, hanno il pregio di fotografare esattamente in che direzione stiamo procedendo.

Nel 2004 il Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese dichiarò nulli 29 matrimoni per cause di incapacità psicologiche.

Nel 2008 le sentenze affermative in tal senso aumentarono a 49. Nel 2011 siamo arrivati ad 81 dichiarazioni di nullità.

Negli ultimi tempi, quindi, probabilmente a motivo degli importanti e non sempre sani processi di trasformazione della società, i giuristi, non solo canonici, devono sempre più prestare un’attenzione particolare a quelle patologie di ordine psichico che, pur non intaccando il corretto o relativamente corretto funzionamento del soggetto nella dimensione sociale, specialmente lavorativa, in un modo o un altro impediscono di fatto un sano rapporto interpersonale qualificato come quello richiesto fra marito e moglie.

Un eminente psichiatra e perito del Trib. Eccl. Regionale Lombardo, Franco Poterzio ha recentemente scritto che le: «Patologie psichiche in aumento imputabili a mancanza di punti di riferimento culturale, ma soprattutto ad un sistema di coppia genitoriale mal funzionante sono i disturbi della personalità quali il “borderline”, il narcisistico, il paranoide, il dipendente e l’evitante. In questi casi sembra irrimediabilmente compromessa la capacità di instaurare un rapporto Io-Tu paritetico in un’unione di tipo matrimoniale».

Ebbene, è a mio avviso davvero inquietante accorgersi di come, forse evidentemente anche a motivo dello sviluppo delle scienze mediche, le incapacità psicologiche vadano a insidiare prima e a colpire dopo sempre più da vicino la cellula della famiglia.

Le nevrosi, le ansie, l’immaturità affettiva diventano sempre più motivo di fallimento delle unioni coniugali. E le incapacità psicologiche, dovute a questo sempre più invadente “mal di stress”, si accompagnano alle più classiche cause di nullità matrimoniale quali la tossicodipendenza, l’alcolismo, l’omosessualità, il gioco d’azzardo, etc., arrivando a sorpassare anche le cause relative al consenso simulato.

E basta un quanto mai superficiale sguardo alla cronaca quotidiana per comprendere come innumerevoli reati, quasi sempre sfocianti in lesioni personali, omicidi o ancora omicidi/suicidi, si innestino nel pericoloso intreccio “rapporto sentimentale finito”/“rapporto sentimentale malato”.

Non può non sottacersi come queste anomalie psicologiche riverberino pesantemente anche nelle aule, più cariche d’angoscia, dei Tribunali per i Minorenni, laddove diventa sempre più frequente cercare di comprendere, anche mediante CTU, i perché di comportamenti così deviati da parte dei genitori verso i figli minori.

Insomma, a mio modestissimo parere, diventa esigenza impellente e non più procrastinabile, cominciare davvero ad occuparsi concretamente della famiglia. Con politiche sociali mirate e finalmente generose; con una seria prevenzione matrimoniale, ossia dispiegando forze più coraggiose e numerose nella preparazione dei giovani alle nozze, fino ad arrivare all’inevitabile e non più rinviabile costruzione di un sistema giudiziario più snello, settorialmente competente e soprattutto svincolato da pastoie formalistiche che quasi sempre paralizzano le giuste istanze di chi si trova in difficoltà in questi ambiti.

E vorrei chiudere citando le fortunate parole usate da Carlo Arturo Jemolo che nel 1948 sottolineava come: «la famiglia appare sempre … come un’ isola che il mare del diritto può lambire soltanto … la famiglia è la rocca sull’onda, ed il granito che costituisce la sua base appartiene al mondo degli affetti, agl’istinti primi, alla morale, alla religione, non al mondo del diritto», anche se forse, in modo sempre più prepotente, quest’isola viene aggredita non dai marosi del diritto che l’insigne giurista forse rispettosamente temeva, ma da quelli sempre più agitati, purtroppo necessari delle scienze psichiatriche.